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“Crescere nel bilinguismo” a cura di Silvana Contento.

Crescere nel bilinguismoUn volume che spiega il bilinguismo in modo semplice, tenendo in considerazione gli aspetti cognitivi, linguistici ed emotivi del fenomeno.

Se state cercando un libro sul bilinguismo in grado di fornirvi un quadro generale e alcune indicazioni pratiche, vi consiglio il volume di Silvana Contento (2010, Carrocci Editore). E’ uno dei pochi su questo tema scritti in italiano e da autori prevalentemente italiani. Sono 124 pagine, divise in 7 capitoli.

Il volume nasce dall’interesse di alcuni docenti di discipline diverse, tra cui psicologi e logopedisti, di raccogliere e presentare in maniera sistematica i risultati di recenti contributi di ricerca connessi alla loro pratica didattica e clinica. Dal confronto di queste esperienze, emerge una panoramica generale sullo sviluppo bilingue tipico e atipico, con particolare riferimento alle situazioni di bilinguismo che si creano in Italia grazie ai flussi migratori.

Il bilinguismo: una condizione in continuo mutamento

Il bilinguismo viene qui definito come la capacità di un soggetto di formulare pensieri collegandoli direttamente alle espressioni verbali appartenenti alle due (o più) lingue, senza essere costretti a fare operazioni di traduzione. È un fenomeno in continuo mutamento perchè si modifica nel tempo. Inoltre, non esistono casi identici di bilinguismo a causa della forte influenza del fattore personale, che rende questa condizione difficilmente omologabile. Il bambino acquisisce una lingua nella propria comunità attraverso l’interazione con gli altri, ma lo sviluppo del linguaggio è anche il risultato dell’influenza reciproca tra diverse componenti (cognitiva, sociale, affettiva e culturale).

Per questo, nell’acquisizione delle lingue si possono distinguere diversi possibili percorsi, con differenze legate all’età, al contesto di acquisizione e all’atteggiamento educativo sia della famiglia che della scuola. Questo volume sottolinea che l’essere bilingue non è una condizione di per sé positiva o negativa. Sarà l’insieme delle caratteristiche del processo, considerato in tutte le sue componenti, a rendere il bilinguismo un vantaggio o uno svantaggio per l’individuo.

Bilinguismo e disturbo specifico del linguaggio

Nel terzo capitolo si parla di disturbo specifico del linguaggio in condizioni di bilinguismo. Questo è un disturbo che colpisce bambini che hanno un buon funzionamento cognitivo generale e che non presentano alterazioni neurologiche o percettive, ma manifestano in modo molto selettivo dei problemi nell’acquisizione del linguaggio a livello espressivo e/o ricettivo.

Gli autori di questo capitolo ci mettono in guardia sulla difficoltà della presa in carico di un bambino bilingue con questo disturbo. La difficoltà è dovuta a diversi fattori, come la mancanza di prove cliniche tarate sulla popolazione bilingue e la presenza di ricerche sperimentali su campioni numericamente molto ridotti. È molto importante fare attenzione a non confondere una lentezza nell’apprendimento di una seconda lingua con le caratteristiche tipiche di un DSL.

Provate ad immaginare un bambino italiano che si trasferisce all’estero e che sta imparando una nuova lingua, ovviamente ha bisogno di tempo. Se però gli insegnanti non sono formati sul tema dello sviluppo bilingue potrebbero preoccuparsi per l’eccessiva lentezza del bambino nell’apprendere la nuova lingua e potrebbero pensare ad un disturbo.

Bilinguismo e apprendimento della letto-scrittura

La domanda a cui si tenta di dare risposta nel capitolo quarto del volume di Contento, riguarda come e se il bilinguismo influisce sull’apprendimento delle competenze di letto-scrittura. Gli autori spiegano di quali competenze hanno bisogno i bambini per imparare a leggere e scrivere e mettono a confronto i risultati di alcune ricerche su bambini bilingui. Il quadro che ne emerge è di una grande complessità: l’influenza che il bilinguismo ha sulle abilità di letto-scrittura dipende fortemente dalle diverse componenti che vengono prese in considerazione e i risultati delle ricerche più recenti risultano a volte contrastanti.

Se da un lato, la necessità di apprendere due diverse notazioni grafiche per rappresentare i suoni comporterebbe un vantaggio nei bilingui per quanto riguarda lo sviluppo dei prerequisiti legati all’apprendimento della lingua scritta; dall’altro, un buon livello di competenza orale sembra essere determinante per lo sviluppo adeguato di tali competenze scritte. Questo significa che i bambini che presentano poca padronanza linguistica nella lingua “debole” potrebbero essere ostacolati nell’apprendimento della lettura in tale lingua.

Si evidenza, inoltre, come il fattore socioeconomico e socioculturale possa avere una grande influenza sull’apprendimento scolastico. Esistono culture che privilegiano una comunicazione di tipo prevalentemente orale. Per cui un bambino proveniente da questo tipo di cultura dovrà prima imparare il valore che la letto-scrittura possiede nel paese ospitante e di conseguenza si dovrà adattare ad un sistema educativo completamente differente da quello del paese di origine, che concepisce l’istruzione scolastica e l’apprendimento in modo diverso in termini di valori e norme culturali.

Le tre cose che mi piacciono di questo libro sono:

1) È un volume breve, che si legge in modo abbastanza scorrevole, consigliabile anche ai non addetti ai lavori e che tuttavia riporta alcuni tra gli studi più importanti e più recenti sulla condizione di bilinguismo.

2) Apprezzo molto il fatto che sia curato da un’autrice italiana con il contributo di studiosi italiani, perché molti libri sul bilinguismo sono spesso la traduzione di volumi scritti in inglese e/o in paesi di lingua inglese e quindi con un riferimento sociale e culturale diverso da quello del contesto italiano.

3) Ho letto con grande piacere il capitolo cinque sul mondo affettivo del bilingue, un aspetto che spesso viene trascurato. Contento ci spiega che la capacità linguistica si sviluppa in primo luogo attraverso il contatto e la relazione con la madre (e gli altri adulti di riferimento). Diverse ricerche dimostrano come i correlati emotivi collegati alla lingua che si è appresa nei primi anni di vita si manifestino in modo molto diverso nelle lingue apprese in seguito, come se la lingua della madre mantenesse una sfumatura affettiva molto più intensa.

Spero di averti incuriosito a saperne di più sul bilinguismo e sulle persone che crescono con più di una lingua. Hai mai letto libri su questo tema? Fammi sapere nei commenti qui sotto!

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Karin Martin

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Ciao sono Karin, una linguista plurilingue! In questo blog si parla di vivere la vita con più di una lingua. Condivido le mie piccole grandi scoperte personali e professionali per rendere questo mondo un posto migliore. Spero tu possa trovare l’ispirazione che cerchi!

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